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IL POTERE DELL’EDUCAZIONE AMBIENTALE

“Che bello Maestra, andiamo in giardino mi piace l’erba e i fiori , ma le formiche non tanto ho paura che mi punghino tutto!” T.V, 5 anni


“Sai Maeta che il giadino di tasa mia ha tutti i fiorellini negli alberi, tutti colorati, sono belli belli, ma io non li raccolgo atrimenti muorono “ A.M, 3 anni


“Guarda io oggi ho freddo freddo, mi sento un ghiacciolo, non vedo l’ora di andare al mare con il mio nonno a pescare le vongole e poi farmi una pastasciutta. Mi piace il mare” G.N.


Tempo fa ho annotato alcune frasi dette dai miei alunni e, quando vado a rileggerle, riesco a percepire nuovamente quella leggerezza con cui i bambini vedono l’ambiente che li circonda. Provano un amore spassionato verso tutto ciò che è naturale, inconsapevoli che l’uomo, questa natura, la sta distruggendo.



L’inquinamento del mare è uno dei problemi più gravi del 21esimo secolo: ogni giorno i nostri mari si trovano a fare i conti con rifiuti, concimi, pesticidi e sostanza chimiche che vengono rilasciati nelle loro acque in modo continuo e incessante. Si stima che ogni minuto finisca in mare un camion intero di rifiuti di plastica. Riflettiamo un attimo. In un giorno ci sono 1440 minuti: 1440 camion di plastica. In un anno ci sono 365 giorni, 525600 minuti, ovvero 525600 camion di plastica gettati in mare, che in tonnellate sono dai 4,8 ai 12,7 milioni.


Sacchetti di plastica, palloni, guanti, materiali di imballaggio, micro-plastiche provenienti da creme per la pelle e peeling: sono questi materiali che, se non smaltiti correttamente, vengono gettati in mare e finiscono nel tratto digerente di balene, gabbiani, tartarughe e altri animali marini, e lo ostruiscono, causando loro una morte atroce. Ma da dove provengono tutti questi rifiuti? Si stima che l’80% dei rifiuti marini sia di origine antropica e proviene dalla terra ferma, mentre il restante 20% arriva dalle navi – navi da crociera, mercantili o piattaforme marine, come quelle petrolifere. Se non adottiamo un'ottica di cambiamento del nostro stile di vita, nel 2025 ci potrebbe essere una tonnellata di plastica per ogni tre tonnellate di pesci nell’oceano, e nel 2050 le acque conterranno più plastica che pesci, trasformando così il nostro oceano in un “cocktail di veleni”.


Ma ora basta dati e numeri. Come cercare di risolvere, o per lo meno attenuare, questi problemi ambientali? Se è vero che ad ogni azione corrisponde un cambiamento, per cambiare bisogna agire, e una delle azioni che ogni adulto deve svolgere è questa: educare. Ma educare chi? Coloro che in futuro dovranno fare i conti con le azioni e i comportamenti degli adulti di oggi: i bambini. Nelle loro piccole manine, infatti, è riposto il futuro dell’intero pianeta. Educare per sviluppare nei bambini quel senso di Biofilìa che è “l’amore per la vita, per la natura e per l’ambiente circostante”. Non solo, educare anche per nutrire quella che lo psicologo Howard Gardner chiama “intelligenza naturalistica”, ovvero la “sensibilità verso ogni forma naturale”.


Sappiamo che i bambini ereditano il DNA dai loro genitori, ma non solo. Anche la buona educazione viene trasmessa e, se un bambino cresce in un ambiente che lo educa al rispetto del mare e dell’intero pianeta, avrà maggiori probabilità di assumere un atteggiamento positivo all’interno della società, divenendo un cittadino del mondo consapevolmente responsabile. L’ambiente educativo siamo noi adulti, e lo possiamo modificare per renderlo migliore. Ed è nostra responsabilità farlo. Questo è spiegato anche dai numerosi studi sulle neuroscienze e sulla psicologia dello sviluppo, che affermano che esiste un tempo nel processo di maturazione evolutiva che dà all’adulto un grandissimo potere di “filtrare “ il modo in cui i bambini imparano ad interpretare la realtà. Fino all’adolescenza il bambino è in un periodo in cui l’adulto di riferimento gli offre i filtri di comprensione, interpretazione e comportamento, fungendo da esempio verso azioni ecologicamente responsabili. Noi adulti, con i nostri insegnamenti e le nostre azioni, incidiamo enormemente nella vita nei nostri figli e dei nostri bambini: rendiamoci conto del potere che abbiamo tra le mani.




I bambini sono la “speranza al cambiamento”, sono i loro occhi piccoli che lo dicono e i loro sorrisi luminosi, capaci di grandissime cose se presi per mano e guidati verso il rispetto di tutto ciò che li circonda. “Affidarsi a” e “fidarsi di” loro, delle loro capacità, della loro immensa voglia di vivere, di scoprire cose nuove, di apprendere, tutto ciò è una grandissima risorsa che dobbiamo sfruttare per salvare il nostro ambiente. Educazione è azione che detta cambiamento, e noi, in questo periodo disastroso per il nostro ambiente, dobbiamo avere il coraggio di cambiare.


Alice Rossetti

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